URETERORENOSCOPIA

L’ureterorenoscopia rigida e flessibile è una procedura che permette di esplorare l’uretere (da uno o da entrambi i lati) e le cavità renali (bacinetto e calici). Questo è reso possibile dall’utilizzo dell’ureterorenoscopio che viene introdotto in vescica attraverso l’uretra e  viene fatto risalire lungo l’uretere fino al rene, questo strumento è collegato a una telecamera che rende possibile la visione dell’apparato urinario attraverso un monitor.

L’ureterorenoscopia può essere diagnostica o terapeutica. E’ diagnostica quando serve a valutare immagini sospette ottenute dalla radiologia tradizionale, o in caso di ematuria, di cellule neoplastiche alla citologia urinaria o per la valutazione e sorveglianza delle neoplasie delle alte vie urinarie. E’ terapeutica quando si prefigge di frammentare o rimuovere calcoli o trattare lesioni neoplastiche.

La manovra si esegue in regime di ricovero con un’anestesia generale o regionale (spinale, epidurale) a giudizio dell’anestesista. Prevede una durata che varia dai 15 ai 60 o più minuti a seconda della complessità del caso.

La fase terapeutica in genere segue quella diagnostica e si avvale di dispositivi che vengono inseriti attraverso lo strumento (sonda laser, pinze, cestelli per l’asportazione di calcoli, litotritori, etc).

Al termine della procedura può essere lasciato in sede un cateterino ureterale (stent) di protezione che sarà rimosso con tempistiche e metodiche diversificate per ogni caso clinico su indicazione del chirurgo urologo.

Conseguenze possibili dell’intervento possono essere l’ematuria, peraltro spesso modesta e di breve durata, eventuali coliche renali che richiedono nella maggior parte dei casi solo trattamento medico. In caso di frantumazione di calcoli sarà possibile osservare nei giorni successivi alla procedura l’espulsione spontanea, con la minzione, di piccoli frammenti litiasici.

Le possibili complicanze di questo intervento sono rappresentate da: sepsi e febbre (che verrà trattata con opportuna copertura antibiotica), la perforazione ureterale (che richiederà il posizionamento di un cateterino ureterale o stent per un tempo necessario alla riparazione spontanea dell’uretere), in rarissimi casi l’avulsione dell’uretere (distacco dell’uretere) che prevede una correzione chirurgica; infine la stenosi ureterale (restringimento) conseguente ad infiammazione o ad esiti cicatriziali che può essere trattata con dilatazioni ureterali endoscopiche, posizionamenti di cateterini ureterali o in rari casi può richiedere la correzione chirurgica.


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