Il tumore del pene è un raro carcinoma che origina dal prepuzio e dal glande. Il tumore penieno ha un’incidenza di circa 1 caso su 100 000 uomini in Europa.
L’incidenza del tumore al pene cresce con l’aumentare dell’età essendo la fascia
maggiormente colpita quella tra i 60-70 anni.
I maggiori fattori di rischio sono la fimosi (restringimento prepuziale), una scarsa igiene locale, il fumo, una storia sessuale di molti partner o di primo rapporto sessuale in età molto giovanile, trattamenti con raggi UVA, presenza di condilomi e condizioni di infiammazione cronica quali ad esempio balanopostiti, lichen sclerosus e atrofico (balanite xerotica obliterante).
E’ inoltre comprovato che l’HPV (human papilloma virus), soprattutto di tipo 16 e 18, è responsabile della trasmissione di verruche genitali, condilomi acuminati e carcinomi squamocellulari; lo si riscontra nel 40-50% dei casi di tumore al pene ma sono necessari altri cofattori per passare da uno stadio di semplice infezione virale locale a presenza di tumore e, inoltre, la presenza di HPV nel tumore al pene non ne peggiora la prognosi.
In più del 95% dei casi il tumore al pene è un carcinoma a cellule squamose, spesso
preceduto da lesioni premaligne; i melanomi maligni del pene e i carcinomi a
cellule basali sono invece molto più rari.
Le lesioni premaligne si suddividono a loro volta in quelle meno frequentemente associate al successivo sviluppo tumorale (verruca cutanea, balanite xerotica obliterante, lichen sclerosus ed atrofico) e in quelle ad esso più frequentemente associate (neoplasia penile intraepiteliale, eritroplasia di Queyrat, malattia di Bowen).
La presentazione clinica del tumore al pene è variabile (lesione ulcerata, esofitica, papula), tipicamente non dolente e con insorgenza, in ordine decrescente, su glande, prepuzio, solco coronale, asta.
Le metastasi sono preferenzialmente linfonodali, quando a distanza colpiscono fegato, ossa, polmoni.
DIAGNOSI E SINTOMI DEL TUMORE DEL PENE
La diagnosi del tumore del pene si basa innanzitutto su un accurato esame obiettivo dei genitali esterni, volto a verificare: numero, sede, dimensioni e morfologia (papillare, nodulare, ulcerosa o piatta) della lesione peniena.
Bisogna eseguire un prelievo bioptico della lesione per avere la certezza istologica della
tipologia di tumore e poter proseguire col trattamento più adeguato. Bisogna inoltre eseguire la palpazione dei
linfonodi inguinali, prima sede di eventuali metastasi. In assenza di anomalie
palpatorie, un’ecografia può aiutare a riscontrare eventuali linfonodi anomali
e può essere utilizzata anche come guida per una biopsia con ago aspirato.
Qualora si riscontrino linfonodi inguinali ingrossati, l’esame TC, la risonanza
magnetica e la PET-FDG sono esami utili per indagare la presenza di metastasi
linfonodali pelviche e di eventuali metastasi a distanza. In pazienti metastatici
e sintomatici, è indicata la scintigrafia ossea.
LA TERAPIA DEL TUMORE DEL PENE
Il trattamento del tumore del pene è il più conservativo possibile tenuto conto delle dimensioni, della localizzazione e del rapporto coi tessuti circostanti. Fondamentale nel trattamento chirurgico è l’ottenimento di margini chirurgici indenni da patologia ovvero privi di tumore, al fine di evitare recidive. Si passa quindi da resezioni minime chirurgiche del tumore e quindi del pene a resezioni sempre maggiori, quali glandulectomia, amputazione peniena parziale (se invasi i corpi cavernosi) e totale (se invasa l’uretra). Nel caso di malattia ulteriormente invasiva, la terapia prevede una chemioterapia precedente all'intervento e, nei pazienti responsivi, un successivo intervento chirurgico. La linfoadenectomia inguinale e/o pelvica, monolaterale o bilaterale, si effettua in caso di positività o sospetta positività dei corrispettivi linfonodi.