ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANSVESCICALE (APTV)

L’intervento comporta l’asportazione dell’adenoma prostatico (tumore benigno della prostata che è localizzato nella parte centrale della prostata stessa) e non l’asportazione completa della ghiandola prostatica. Viene eseguito in soggetti che presentano disturbi della minzione determinati dalla presenza di un adenoma prostatico di grandi dimensioni, che rende difficile o impedisce il passaggio delle urine e quindi lo svuotamento della vescica.

L’intervento dura circa 45 minuti e viene eseguito in regime di ricovero ordinario previa l’effettuazione di una serie di accertamenti tra cui la visita dell’anestesista, che deciderà il tipo di anestesia da eseguire (spinale nella grande maggioranza dei casi o generale).

La tecnica operatoria consiste, nell’incisione verticale della cute tra pube e ombelico, nell’apertura della vescica e nell’asportazione dell’adenoma prostatico lasciando in sede la restante ghiandola prostatica. Al termine dell’intervento va posizionato un catetere vescicale che consente attraverso un’irrigazione continua un adeguato drenaggio della vescica. Questo catetere verrà mantenuto per circa 5-6 giorni o più a lungo a giudizio del medico di reparto. Viene lasciato inoltre un piccolo tubicino per il drenaggio addominale (spia di eventuale sanguinamento o spandimento di urina in prossimità della zona interessata dall’intervento) che di solito viene rimosso dopo alcuni giorni.

Nel postoperatorio potrà verificarsi:

  • Ematuria macroscopica (presenza di sangue nelle urine) che risulta normale nei giorni immediatamente successivi all’intervento. Potrà rendersi necessario eseguire dei lavaggi attraverso il catetere per rimuovere coaguli dalla vescica causa di ritenzione e dolore sovra-pubico. In una piccola percentuale di pazienti si rende necessario, causa una discreta perdita di sangue, eseguire una trasfusione. L’ematuria può comunque protrarsi per 15 giorni dopo l’intervento;

  • Dolore: è normale dopo l’intervento ma viene controllato con farmaci analgesici. Ha origine dalla ferita chirurgica o dalla presenza del catetere vescicale, quest’ultimo può anche causare stimoli minzionali dolorosi che possono essere trattati con farmaci antispastici;

  • Febbre dovuta ad un’infezione urinaria, è un evento molto raro poiché siamo soliti trattare tutti i pazienti con una profilassi o con una terapia antibiotica se esistono fattori di rischio (paziente portatore di catetere vescicale o uro coltura positiva). Talora l’infezione urinaria può interessare i testicoli determinando una orchi epididimite.

  • Trombosi venose profonde e complicanze tromboemboliche: rare in quanto vengono prevenute mediante la somministrazione di routine di eparina sottocute, mobilizzazione precoce del paziente ed eventuale utilizzo di calze elastiche.

  • L’intervento determina un'eiaculazione retrograda, cioè durante l’orgasmo lo sperma passa in vescica, piuttosto che fuoriuscire all'esterno come di norma. Tale evento rende improbabile ma non impossibile la paternità. Mentre la potenza sessuale non viene influenzata dall’intervento. L’intervento può quindi soltanto rendere più evidente o accentuare un problema di erezione già preesistente. Una normale attività sessuale può essere ripresa, compatibilmente con le condizioni generali di salute e dopo un mese circa dall’intervento.

  • Raramente si può verificare la sclerosi del collo vescicale (restringimento cicatriziale) che si instaura circa da 6 a 12 settimane dopo l’intervento. I sintomi sono tipicamente ostruttivi (getto minzionale debole) e possono essere corretti con un intervento endoscopico che consiste nell’incidere il collo vescicale

  • Persistenza dei disturbi minzionali nel post intervento: Una volta tolto il catetere la minzione può causare bruciori, può essere molto frequente ed urgente e può essere accompagnata da perdite di urina oltre che dalla persistenza di ematuria (sangue nelle urine). I sintomi elencati posso perdurare per alcune settimane ma si risolvono con la completa cicatrizzazione della ferita interna. L’incontinenza urinaria persistente si osserva solo in una piccolissima percentuale di pazienti (meno del 2%) ed è legata solitamente ad una lesione dello sfintere uretrale esterno.


Alla dimissione è suggerito un periodo di vita morigerata (ridotto stress fisico, scarsa attività sessuale e/o sportiva, regime alimentare moderato, ecc.) e l'astensione dalle normali attività lavorative per un periodo variabile tra i 7 e 21 giorni, in base alle condizioni associate e all'estensione della resezione. È suggerito di evitare lunghi tragitti in macchina e l'uso di cicli e motocicli. Consigliabile l’abbondante introduzione di liquidi finchè non cessa l’ematuria (presenza di sangue nelle urine).

Si ricorda infine che l'intervento di asportazione dell’adenoma della prostata, rimuovendo solo una parte della prostata, non riduce il rischio futuro di sviluppo di un carcinoma prostatico nella porzione periferica della ghiandola, che rimane in sede e pertanto il paziente dovrà comunque sottoporsi ai normali controlli periodici stabiliti dal medico curante e/o dallo specialista urologo.



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